Il cuore dell’italiano è ancora dantesco
– articolo sul Corriere degli Italiani
Trascriviamo qui sotto l’articolo della Presidente del Comitato di Berna, pubblicato sul Corriere degli Italiani del 10.06.2020.
« Celebrare una giornata speciale come quella del 29 maggio, data nascita di Dante nel 1265, era diventato da qualche anno un punto fisso per il Comitato di Berna della SDA. Infatti il Professor Luca Serianni, ordinario di Storia della lingua italiana all’Università La Sapienza, socio dell’Accademia della Crusca e dell’Accademia dei Lincei e vicepresidente della Società Dante Alighieri aveva da tempo accettato l’invito a Berna. Accompagnato dal nostro Ambasciatore Silvio Mignano, il professor Serianni, astro di prima grandezza tra le stelle della costellazione linguistica italiana, ha potuto essere compreso, e con non poco successo, nella serie di eventi mediatici su piattaforma web, realizzati dalla SDA, SAIS e dall’Ambasciata d’Italia in Svizzera durante il periodo di distanziamento socio-epidemico.
Il Professor Serianni ci ha preso per mano accompagnandoci attraverso l’opera dantesca indicando quanto della nostra vivace e vitale lingua sia un lungo e solido ponte tra la lingua di Dante e l’italiano d`oggi. Secondo Tullio De Mauro, ci dice Luca Serianni, Dante è a giusto titolo il vero Padre della nostra lingua. Infatti sul cosiddetto italiano della gente comune, con 3500-5000 vocaboli, l’impatto della tradizione medievale contenuta nell’opera di Dante si aggira intorno al 60%. Possiamo dunque affermare che il Sommo Poeta ha coniato tra il 60 e l’80% delle parole, che, vive e vegete, ciascuno di noi continua a usare nella vita di tutti i giorni. Benché molte siano state le parole coniate nei XIX-XX secoli, dal Leopardi al Manzoni e da altri scrittori, esse derivano da quelle di Dante, sono davvero figlie sue. In una metafora tanto genetica quanto anatomica si potrebbe affermare che
” il cuore dell’italiano e’ ancora dantesco”.
Il Professor Serianni ci ha regalato poi una gamma di parole estraendole dall’opera di Dante, portatrici di antiche radici dai lontani idiomi italici di origine latina. Ne citiamo alcune come “alvo” quale interno di una fiamma, utilizzato oggi nella lingua medica, “arca” quale tomba o mobile contenitore, “loco” luogo sito dal siciliano, “onesto” che esprime il decoro, ”tosco” toscano, e molte altre parole sorprendentemente moderne come “coartazione o inurbare”.
Caratteristiche eminenti e onnipresenti nella lingua di Dante, ci racconta Luca Serianni, sono la sua “fiorentinità e la sua poliedricità“ che danno origine a spunti stilistici talvolta pragmatici, talvolta grotteschi e comico-ironici : quando discorre con il suo antenato Cacciaguida nel XVII Canto del Paradiso nei versi
“…Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov’è la rogna...”
questo “ lascia grattar dove c’è la rogna” non ha bisogno di spiegazioni linguistiche, per il commento vi rimandiamo al testo! Anche con Farinata nel Canto X dell’Inferno:
Ed el mi disse: “Volgiti! Che fai? Vedi là Farinata che s’è dritto: da la cintola in sù tutto ‘l vedrai“.
dove “dalla cintola in su” è ancora presente nelle nostre espressioni. Molte costituiscono la ricchissima gamma di nervature quali filigrana sottocutanea che a 360 gradi affrescano i modi e la sintassi sia medievale che moderna dell’italiano.
Il Professor Serianni ha sollecitato puntualmente la nostra attenzione sull’utilizzo della particella avversativa “ma” che Dante ci presenta con la nuova formula di particella non più avversativa ma disgiuntiva o aggiuntiva, tuttora validissima nel nostro italiano e che troviamo, tra alcuni esempi, nell’episodio di Paolo e Francesca nel Canto V dell’Inferno:
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette Amore che conosceste i dubbiosi disiri?».
A questo punto mi sia concesso di concludere citando la parola “Amore” con la “A” maiuscola, quello primigenio che Dante poetizza e sublima sentendo che l’Amore sta muovendo il suo desiderio e la sua volontà nel celeberrimo verso del Paradiso Canto XXXIII
L’amor che move il sole e l’altre stelle“.
Introducendo la conferenza questo è stato il verso che ho dedicato ai giovani che studiano l’italiano in Svizzera durante il periodo del coronavirus.
Come avvalorato dal Professor Serianni, Dante aveva intuito e formulato in modo incredibilmente attuale qulle parole che legano l’emozione al corpo, e nel suo testo fa sentire il pulsare del cuore, un pulsare fisiologico, arterioso e vitale nel ricordare il primo incontro con Beatrice nella Vita Nuova. Dante aveva appena compiuto 9 anni e passava dall’infanzia all’adolescenza:
sì che quasi dal principio del suo anno nono Beatrice apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia
ed ecco che scrive
“In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente;
e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi“
cioè sperimentando quell’ Amore che egli celebrerà fino alla fine !
Questo passo della Vita Nuova, l’ho dedicato in primo luogo ai giovani delle classi medie dei Corsi di lingua e cultura in Svizzera, alcune hanno seguito la conferenza grazie all’impegno dei loro docenti e dei dirigenti scolastici in Svizzera. A loro va il nostro ringraziamento come ai Presidenti e Scuole SDA in Svizzera, ma anche e soprattutto all’Ambasciatore Silvio Mignano per la sua profonda cultura dantesca profusa dal 25 marzo 2020 con regolari letture di Dante sulla piattaforma FB e Ambasciata, al grande studioso di Storia della lingua Professor Serianni che ci onorato oltre ogni misura con la sua maestria, ai due stimatissimi e impegnati fisici, Antonio Ereditato Professore di Fisica all’Università di Berna dell’Albert Einstein Center for Fundamental Physics e Paola Scampoli nostra vice-presidente e Professore di Fisica alla Federico II e dell’Università di Berna che hanno assicurato la regia su piattaforma della conferenza stessa.
Per il nostro Comitato di Berna della Società Sante Alighieri è stato raggiunto un risultato di presenza superiore alle nostre aspettative con più di 90 partecipanti, a cui possiamo aggiungere alcune classi di livello secondario dei Corsi di Lingua e cultura italiana in Svizzera. La partecipazione dei giovani sarà seguita dal nostro Comitato con molta attenzione unitamente agli addetti ai lavori in Svizzera. Ringraziamo infine tutti i soci, simpatizzanti, i docenti e gli amici che numerosi si sono uniti a noi in Svizzera e in Italia e infine tutto il nostro Comitato. In questa nostra prima avventura non abbiamo potuto interagire come avremmo desiderato e salutare personalmente i partecipanti, soprattutto per motivi tecnici. Non sarà cosi’ la prossima volta!
La presidente, Dr.med. Anna Rüdeberg »